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Breve biografia artistica di Amalia Borin - Amalia Borin's Artistic Biography
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Le radici culturali della scultrice/pittrice Borin Amalia si perdono nei meandri del delta del Po, terra dominata dal mistero rurale ; qui nasce e cresce fino al trasferimento a Modena dove evolve in medico di Medicina Generale per poi specializzarsi in Cina in Medicina Tradizionale Orientale.
I suoi nastri colorati ricordano i fiumi e i canali di quella terra di origine che – seppur caparbiamente ripudiata per l'arretratezza culturale che la contraddistingueva a quel tempo post-bellico cosi' austeramente captivo cozzante con la ricerca irrefrenabile di quell'istruzione che le si intendeva negare – in qualche modo a distanza di mezzo secolo rimembra rivolgendole, quasi dedicandole, la poesia di questa fenomenale esplosione cromatica.

Gia' nell’infanzia amava dipingere i paesaggi della sua terra e le maschere, soprattutto la caleidoscopica varieta' dei colori di quell’Arlecchino Veneziano che ha scolpito una traccia indelebile nella sua memoria, che lei scolpisce a sua volta in un anelito di immortalita'. E quanto quella bambina amava vedere nascere dalla sua mano, dal suo pennello quelle forme, quegli oggetti, quei colori! Le sembrava qualcosa di miracoloso!
Frequentando il liceo artistico a Modena e pittura all’accademia delle belle arti a Bologna, incontro' il suo primo mentore : l'insegnante di pittura dell’accademia Concetto Pozzati.
Ha abbracciato molto presto l’astrattismo, ha studiato e amato i pittori astratti del ‘900, i pittori dell’espressionismo astratto, dell’action painting e i pittori del segno, questi ultimi sono i suoi preferiti. Affascinata dalla pittura automatica che materializza l’inconscio, si e' innamorata infine delle opere di Vedova, Scanavino e Capogrossi, ha sentito che questi artisti le appartenevano perche' vedeva uscire dal suo pennello gli stessi simboli con trascinante automatismo.
In fondo all’anima covava – tuttavia - un rimpianto segreto : se la pittura figurativa era da lei vissuta come qualcosa di meramente speculare alla realta' e pertanto espressivamente alquanto castrante, persino la pittura astratta era vissuta come una rinuncia, come un non fare la figurazione, non fare le maschere e gli Arlecchini.. A volte usciva qualche cenno di maschera dalle sue forme astratte ma non era soddisfatta, cosi' ha provato di tanto in tanto a dipingere il figurativo per poi lasciare perdere perche' non suscitava il suo interesse : non ne vedeva la materializzazione dell'inconscio cui ancora inconsapevolmente tanto anelava.. e allora ha iniziato a riflettere su come si potesse arrivare a fare una sintesi fra figurazione e astrattismo.
Da questa atavica riflessione nacque la soluzione : con il passaggio alla scultura e' riuscita a realizzare tutto questo, coniugando figurativo e astratto, passato e presente, classico e moderno, oriente e occidente. Figurazione, astrattismo allegria e liricita' tutto insieme, fantastico! Adesso sė che ci siamo! Ed ecco gli Arlecchini che se ne escono fuori, uno dietro l’altro, incredibile! Perche' mai se ne saranno stati nascosti tutto questo tempo?
Questi Arlecchini contengono tutte le parole chiave della sua personalita', esprimono i sentimenti nei gesti della figura, nei gesti degli arti ma anche nel gioco delle forme, dei simboli arcaici, del colore e nel loro rapporto con la figura,
I temi emergenti da questo linguaggio sono la repressione compiuta dalla religione e dalla societa' sull’uomo e soprattutto sulla donna; l’amore in tutte le sue forme, l’amore come anelito primordiale, l’amore come perpetuazione della specie, l’amore come strumento che ci fa tendere all’immortalita', l’amore nella coppia, l’amore materno, l’amore verso gli altri; la comunicazione come ripetutamente espressa; l’attaccamento dell’uomo ai valori della famiglia, degli affetti, della casa, del se' e della realizzazione del se'.
Nelle sue opere vengono esaltate talvolta con violenza a tratti brutale queste tematiche, ma sempre con una spiccata carica ironica e una spiazzante allegria, come e' nello spirito della maschera scanzonatamente beffarda di Arlecchino, cosė rimane sempre tanto spazio alla speranza trovando il lato giocoso in ogni cosa !




- Intro a cura del musicista Patrick Dennis DeBrun -